C'è poco da fare.
Come una diga che cede, come una nube che esplode [cit.], come un flusso inarrestabile che trova la via del mare, come un acquazzone che parte all'improvviso ma anche come quando si toglie il limone che tappava la diarrea, non si riesce a terminare l'arrangiamento dei brani già scritti che subito, inattesi, sgorgano in continuazione nuovi riff e nuove idee che, nel giro di due prove, diventano nuove canzoni bell'e pronte.
E il livello aumenta o, perlomeno, ci divertiamo sempre di più a suonarle.
L'ultima, ad esempio, che prenderà il titolo dal nome del gruppo, è una canzone rock diretta, scritta per i live, senza fronzoli, quasi grezza, facile da memorizzare e da cantare a squarciagola (spero).
E con questa siamo circa a 8, senza contare le idee buttate lì, a decantare nel taccuino, a germogliare in testa o a riposare nel registratore.
Olè.
PS: nuove fotine su flickr.
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